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L'"Opusculum de tuberibus" di Alfonso Ceccarelli (1532-1583), qui presentato nella traduzione italiana, vuole offrire una testimonianza di quel complesso periodo della cultura tardorinascimentale, in cui accanto all'opzione 'scientifica' ristagnavano depositi di credenze che costituivano il substrato di un sapere che l'età di mezzo consegnò all'Evo moderno, senza che le informazioni fossero 'setacciate' in maniera rigorosa. La particolarità del trattatello risulta già dalla scelta dell'argomento, originale e poco frequentato prima del XVI secolo, se non per cenni fugaci, in ambito botanico. Ed è singolare che il tartufo (letterariamente ritenuto l'Imposteur) sia stato oggetto dell'attenzione di un antiquario, storico, archeologo, astrologo e naturalista, unanimemente riconosciuto come un imposteur, ovvero come il più inventivo falsario del Rinascimento.